Dietro ogni medaglia olimpica si nasconde un lavoro invisibile fatto di analisi meticolose, test scientifici e infinite ore di preparazione. Lo sanno bene Luca Bonaguidi e Michele Mariotti, preparatori atletici laureati in Scienze Motorie all’Università di Pisa, che hanno seguito alcuni degli schermidori protagonisti degli ultimi giochi olimpici e Paralimpici.
I risultati parlano chiaro. Seguito da Bonaguidi, Guillaume Bianchi ha conquistato l’argento nel fioretto a squadre alle Olimpiadi di Parigi 2024. Ma il suo tocco si è visto anche nelle nuove promesse: Matteo Iacomoni ha dominato gli Europei Giovani con due ori nel fioretto, mentre Irene Bertini ha brillato ai Mondiali U20 con un argento individuale e l’oro a squadre. Il giovane Mattia Conticini ha completato il quadro con l’argento individuale e il bronzo a squadre agli Europei Cadetti.
Mariotti, preparatore della Nazionale dal 2016, ha seguito la forma fisica di Filippo Macchi, protagonista di una doppietta d’argento alle Olimpiadi nel fioretto individuale e a squadre. Ai Giochi Paralimpici, il suo atleta Matteo Betti ha coronato un sogno inseguito dal 2012 con l’argento nel fioretto individuale categoria A. La stagione 2023/24 ha visto anche i trionfi di Emanuele Lambertini, oro mondiale nel fioretto e argento nella spada a Terni 2023, e l’emergente Michele Massa, bronzo europeo nel fioretto categoria B. I tre atleti hanno inoltre conquistato l’argento a squadre sia ai Mondiali che agli Europei.
Abbiamo intervistato i due alumni pisani per conoscere meglio il loro percorso da Pisa alle Olimpiadi e la figura del preparatore atletico.
Come nasce la vostra passione per la preparazione atletica?
Bonaguidi: Dalla combinazione di due aspetti che mi hanno sempre affascinato: la scienza del movimento umano e la capacità di trasformare il potenziale di un atleta in prestazioni straordinarie. Durante gli anni da atleta agonista di Karate nelle Fiamme Oro, ho capito che ogni miglioramento fisico era il risultato di uno studio preciso e personalizzato. Questa curiosità mi ha portato a iscrivermi a Scienze Motorie.
Mariotti: È nata dalle esperienze sportive avute in qualità di atleta durante l’adolescenza e fino ai 25 anni circa. Avendo praticato diversi sport e discipline, ho sviluppato una forte passione per gli aspetti scientifici e metodologici che contribuivano a far apprendere o perfezionare un gesto e incrementare il livello di performance.
Quali momenti del vostro percorso universitario sono stati più significativi per la vostra carriera?
Bonaguidi: Oltre ai corsi di biomeccanica, anatomia e fisiologia dello sport, sono stati fondamentali i tirocini pratici nelle strutture convenzionate con la facoltà. L’incontro con docenti appassionati, come il Prof. Gesi e il Prof. Franchi, ha influenzato profondamente il mio approccio scientifico alla preparazione atletica.
Maioritti: La mia formazione liceale con metodo sperimentale mi ha avvantaggiato nell’approccio universitario. Ho potuto applicare materie fondamentali come l’anatomia, la biomeccanica e la fisiologia alle materie più pratiche. Avendo effettuato il percorso universitario in età più matura, ho potuto apprezzare ogni aspetto della formazione in modo più consapevole.
Come ci si prepara a seguire atleti di livello olimpico e paralimpico?
Bonaguidi: È essenziale creare un piano strutturato ma adattabile, partendo sempre da un’analisi approfondita delle capacità fisiche e degli obiettivi specifici dell’atleta. La collaborazione con maestri, fisioterapisti, nutrizionisti e mental coach è fondamentale per un approccio multidisciplinare che massimizzi le prestazioni e prevenga gli infortuni.
Mariotti: Occorre saper conciliare scienza e metodo di lavoro in funzione degli obiettivi, nel rispetto del lavoro in team. Le valutazioni periodiche permettono di strutturare e calibrare la programmazione sulle esigenze del singolo atleta. La prevenzione e il recupero sono fondamentali quanto la performance stessa.
Un momento emozionante vissuto con i vostri atleti durante la preparazione per Parigi 2024?
Bonaguidi: Non dimenticherò mai una sessione di allenamento con Guillaume Bianchi, poco prima della partenza per Parigi. Dopo settimane di fatica, ha raggiunto una performance mai vista prima. L’emozione nei suoi occhi mi ha fatto capire quanto sia importante il nostro ruolo nel trasformare ogni piccolo miglioramento in un grande risultato.
Mariotti: Parigi è stata speciale perché ho avuto due atleti che hanno vinto un argento individuale: Filippo Macchi alle Olimpiadi e Matteo Betti alle Paralimpiadi, un mese più tardi. Con Matteo, atleta quasi quarantenne alla ricerca di una medaglia paralimpica dal 2012, abbiamo lavorato nei primi allenamenti con carichi molto alti, che avrebbero sicuramente pregiudicato la resa in pedana. Lui, consapevole delle difficoltà, ha sempre lavorato con fiducia e a chi lo stuzzicava per i risultati scadenti in pedana rispondeva, tranquillo, che non era quello il momento di ‘toccare’. Alla vittoria della semifinale nella gara paralimpica è venuto ad abbracciarmi con il suo sorriso beffardo, ricordandomi che aveva avvisato che il momento di ‘toccare’ sarebbe stato un altro.
Come bilanciate rigore scientifico e supporto emotivo nel vostro lavoro?
Bonaguidi: Il rigore scientifico è il punto di partenza: senza una base solida, è impossibile costruire una preparazione efficace. Tuttavia, lavorare con atleti, soprattutto in momenti di pressione come quelli olimpici, richiede una grande sensibilità emotiva. Il successo nasce dall’equilibrio tra questi due aspetti.
Mariotti: Il rigore scientifico traccia la linea guida, ma l’aspetto emotivo permette di stabilire empatia con l’atleta. È fondamentale che l’atleta ci veda come persone con cui parlare liberamente, senza che questo comprometta la nostra credibilità tecnica.
Che consiglio dareste a chi studia oggi Scienze Motorie?
Bonaguidi: Siate curiosi e non accontentatevi mai delle conoscenze teoriche. Cercate esperienze pratiche e sfruttate ogni opportunità per osservare e imparare da professionisti del settore. Ricordatevi che ogni atleta è una persona unica: siate pronti ad adattarvi e a mettere in gioco empatia e creatività.
Mariotti: Affrontate il percorso universitario come una tappa di ciò che costituisce la competenza. Integrate lo studio con esperienze lavorative, collaborazioni con Federazioni e tirocini, ricercando spunti per lo sviluppo delle proprie capacità piuttosto che concentrarvi solo sul risultato immediato.