Da RadioEco a Radio Deejay: Federico Pecchia

Federico, piombinese classe 1991, è attore e speaker radiofonico. 
Laureato in Economia nel 2017, è proprio nei corridoi della sua facoltà che un giorno ha scoperto il suo interesse per la radio grazie a RadioEco.

Dalle frequenze universitarie ai microfoni nazionali, oggi Federico Pecchia ha trasformato la sua passione in professione, passando per un master in Comunicazione Musicale alla Cattolica di Milano e RTL 102.5 prima di approdare, nel 2023, a Radio Deejay.


Ascolta la puntata di Vox Alumni


Ciao Federico! Cosa si prova a essere tornato qui a Pisa?
È un ritorno a casa, anche se è tutto cambiato, però è emozionante. Ho sentimenti contrastanti, perché da una parte il periodo universitario è stato il più bello della mia vita, dall’altra avevo l’ansia degli esami, i corsi da seguire…Proprio adesso camminando, ho visto una ragazza su una panchina che stava ripassando e ho pensato “Caspita, che bel momento”, ma poi ho immaginato “Magari tra un’ora ha un esame” e quindi ho rivissuto quell’ansia incredibile. È un vero roller coaster di emozioni!

La fotografia ritrae Federico Pecchia da giovane, insieme a due colleghi della Radio universitaria. I tre ragazzi sono ritratti abbracciati, in una posa scherzosa. Alle loro spalle c'è un pannello con scritto "Radioeco, la voce degli studenti dell'Università di Pisa".

Però è proprio qui all’Università che hai scoperto la tua passione per la radio.
Esattamente. Facevo economia e al piano terra c’era RadioEco. Passando più volte lì davanti, una volta con il mio amico Giacomo ci siamo detti “Cavolo, mandiamo un provino e vediamo un po’ cosa succede”. E poi è partito tutto. Non mi sarei mai immaginato, a distanza di 14 anni, di essere di nuovo intervistato nella radio dove tutto è cominciato.

E poi è arrivata la prima grande esperienza in una radio professionale, RTL.
Sì, esatto. Dopo la laurea in economia a Pisa sono andato a Milano a fare un master in comunicazione musicale. Lì ti formavano per lavorare in ambito discografico, ma anche in radio come programmatore musicale. Quando ho finito il master, c’era una posizione aperta a RTL come social media manager. Memore della mia esperienza in radio e della mia grande passione, mi sono detto “Ho un’occasione di finire in una radio, tra l’altro in un network gigante come RTL, facciamo un tentativo”.
Lì si sono resi conto che avevo passione per la radio e che nel mio piccolo l’avevo già fatta a RadioEco. RTL in quel periodo stava introducendo la figura del social corner, un ragazzo che si affiancava ai programmi radiofonici e commentava cosa succedeva sui social. Piano piano ho cominciato ad andare in diretta ricoprendo quel ruolo e poi si sono resi conto che più dei social a me piaceva proprio fare la radio. È così cominciato il mio percorso da social corner a conduttore vero e proprio.

Avevi un po’ di ansia?
Sì, certo. La mia prima diretta era con un ospite, il rapper Briga. Dovevo fargli una domanda presa dai social e avevo un’ansia che non potete immaginare!
Durante la seconda diretta che ho fatto,non sapevo ancora bene come stare al microfono. Entra il direttore artistico di RTL, Angelo Baiguini, che mi dice “Guarda, sei troppo vicino al microfono”. In quel momento arriva una telefonata in regia e scopro che avevo…dimenticato il microfono aperto. Finisco la mia diretta, vado nella mia stanzetta, e Angelo Baiguini mi fa il più grande cazziatone della mia vita.

Con il tempo però sei diventato un vero professionista! Raccontaci qualcosa del tuo mestiere. Come gestisci ad esempio temi divisivi in ambito radiofonico?
Con Davide Damiani facciamo un programma nel pomeriggio del fine settimana in cui devi fare compagnia a chi ti sta ascoltando, per cui cerchiamo il più possibile di evitare argomenti divisivi. Devi essere il più moderato possibile, meno radicale possibile. Se hai ad esempio una tua idea politica tratti la notizia del giorno cercando di parlarne nella maniera più simpatica possibile, ma senza esprimere antipatia per fazioni politiche.

Quando invece hai una giornata no, come riesci a restare concentrato e professionale?
Fa parte del mestiere, devi un po’ metterti una maschera. La radio in quel caso è terapeutica, perché non ti fa pensare ad altro. Se invece hai una giornata no perché sbagli l’intro o ti “impappini”, devi cercare di pensare già all’intervento successivo, come un tennista che sbaglia un diritto facile ma resta focalizzato sul gioco. Nel nostro caso è più facile perché siamo in due, per cui l’altro ti fa un po’ da spalla sia fuori onda che in onda.

C’è qualche soft skill che l’università ti ha dato che ti è tornata utile in radio?
La più banale che mi viene in mente è il metodo di studio: se ho una notizia davanti, la leggo, la sottolineo come se effettivamente la studiassi. Poi, avendo fatto tanti esami ad esempio di diritto privato, quella preparazione mi aiuta a parlare ed esprimermi, è un modo per allenare la mente.

Oggi sei a Radio Deejay. Com’è l’atmosfera lì?
Radio Deejay è il sogno da sempre. Quando facevo RadioEco mi ispiravo a Radio Deejay, era il mio sogno. La scorsa estate si è presentata questa occasione, c’era un contest a cui erano iscritte duemila persone. Noi alla fine abbiamo fatto un provino, siamo riusciti a passare e siamo stati scelti. Nel momento in cui ce l’hanno comunicato, ho cominciato a piangere come un bambino.
Adesso che siamo lì dentro, è difficile mentalmente dirsi “Linus è un mio collega!” A volte mentre va la canzone, io e Davide ci guardiamo, vediamo tutti i loghi intorno, di Jovanotti, Fiorello, Linus e Albertino, e ci diciamo “Cavolo, ma dove siamo?”. È assurdo, ma è anche il raggiungimento di un sogno: a livello radiofonico, più in là di così non si può arrivare!

Prima da salutarti vorremmo sapere: cosa ti rende veramente felice del lavoro che fai?
Ci sono tanti aspetti. Quando per esempio finisci una puntata e ti rendi conto che c’è stata molta risposta da parte del pubblico, che c’è interesse e partecipazione per quello che hai detto, ti dai pacche sulle spalle e dici “Cavolo, oggi è andata veramente bene”.
Se devo andare più nello specifico, ho fatto la radio nel periodo del Covid a RTL, e lì mi sono reso veramente conto di quanto è importante la radio per le persone. Facevamo tante telefonate con gli ascoltatori e loro ti ringraziavano per la compagnia che gli stavi facendo. Non potevano vedere il mondo fuori e la radio era la loro finestra sul mondo. Da quel momento ho capito che ci sono tante persone che con la radio ci passano le giornate, la sentono come un’amica.
Poi quando vedi le persone in carne e ossa che vengono da te e ti dicono “Grazie per la compagnia”, anche quello è incredibile. Ti dà l’idea delle persone che effettivamente ci sono dall’altra parte. Quando parli al microfono, hai la percezione che ci sia qualcuno, ma fisicamente non ti rendi conto del fatto che la tua voce sta arrivando ovunque, dalle casse di una macchina o di una radio a casa.

Torna in cima