L’azienda “unicorno” che aiuta la salute: Alessio Signorini

Alessio Signorini, 40 anni, è cresciuto tra Genova e Pisa e nel 2004 si è laureato nel nostro Ateneo in Informatica. Dopo la laurea è partito per gli Stati Uniti per conseguire il dottorato, e nel 2012 ha fondato a Santa Barbara in California Evidation Health, una società che sta rivoluzionando il campo della ricerca scientifica e della medicina preventiva.

Attraverso una piattaforma, Evidation traccia i dati biomedici condivisi da oltre 4,5 milioni di utenti, permettendo ai ricercatori di condurre studi clinici su larga scala in maniera più rapida ed economica. Gli utenti che fanno attività salutari e che condividono i dati sono pagati in denaro o donazioni che vanno ad enti di beneficienza. 

Il progetto ha raccolto consensi e investimenti che hanno reso Evidation un “unicorno”, cioè una startup che ha raggiunto in breve tempo una valutazione di mercato che supera il miliardo di dollari



Mi chiamo Alessio e sono nato a Pisa, ma ho girato un po’ l’Italia cambiando nove città nei miei primi undici anni di vita. Dopo essere tornato a Pisa, ho giocato a calcio in tutti i campetti e parchi della città, mentre frequentavo il geometra e realizzavo siti Internet per chiunque ne volesse uno. Sono appassionato di elettronica e computer da sempre, e devo molto a mio padre Gianluca e mio nonno Luciano per questo. 


Ascolta la puntata del podcast dedicata alla storia di Alessio:

Ciao Alessio, raccontaci qualcosa sui tuoi anni all’Unipi. 
La mia esperienza di studio è stata decisamente atipica. In quegli anni giocavo a calcio e gli allenamenti non mi permettevano di frequentare i corsi regolarmente. Io di solito andavo all’Università il lunedì, che era il nostro giorno libero, e seguivo quello che potevo. Sono riuscito ad andare avanti grazie al mio gruppo di studi: loro seguivano le lezioni, io ero bravino con i computer, e quindi ci ritrovavamo a casa mia quando si poteva per studiare tutti assieme. 

Grazie a Bruno Codenotti ho scoperto l’università americana. All’inizio del 2004 mi è stata offerta la possibilità di fare il dottorato negli Stati Uniti, e così ho dovuto finire tutti gli esami (circa una decina) nella sessione invernale e fare il tirocinio a maggio per riuscire a laurearmi ad agosto. Devo tanto ai miei professori ed al mio relatore Antonio Gulli per avermi permesso di vivere questa esperienza. 
 
Dopo la laurea, qual è il percorso che ti ha portato a vivere e lavorare negli Stati Uniti? 

Durante il mio dottorato ho continuato a fare alcune ricerche con Antonio Gulli, ed una di queste è diventata abbastanza famosa e importante da farmi arrivare offerte di lavoro. Accettai quella di Ask.com, che mi ha permesso di trasferirmi a New York e finire il PhD mentre lavoravo. Mi sono poi unito alla startup di Kimbal Musk a Boulder in Colorado, e dopo la conclusione di quell’esperienza ho fondato due start-up, l’ultima della quale a Santa Barbara in California. 

Nel 2012 decidi di fondare una start up insieme a Luca Foschini, un altro dei nostri alumni pisani. Da dove nasce l’idea di Evidation Health? 
La società è stata fondata da quattro persone: da me, Luca, Mikki Nasch e Christine Lemke. Tutti lavoravamo con big-data e machine-learning nel campo della pubblicità, per creare profili precisi degli utenti e predire cosa faranno o capire a cosa sono interessati. Ci siamo chiesti: come potremmo sfruttare queste competenze per migliorare la medicina? 
 
Oggi Evidation è considerata un “unicorno”, ovvero una società privata valutata un miliardo di dollari o più. Secondo te, quali sono gli ingredienti per una start-up innovativa e di successo? 
Se ci fosse una ricetta per “startup innovative e di successo” probabilmente non ci sarebbe il bisogno di identificarle con il nome di un animale immaginario. Io mi concentrerei sul fondare una start-up perché sei davvero interessato a risolvere un determinato problema, e sul circondarsi di colleghi che condividano la tua stessa passione. Se poi la cosa si trasforma in un’azienda, magari persino di successo, è anche meglio. 
 
Quali sono i tuoi progetti per il futuro e per quello di Evidation? 
Dopo dieci anni e un po’ di successo noi fondatori valiamo più fuori dall’azienda che dentro, ma nessuno lascia. Certo, potremmo andare altrove a creare nuove app o a lavorare per Meta, ma perché farlo? Avremo tutti problemi di salute prima o poi. Quello che facciamo è la cosa più importante a cui posso pensare. Altrimenti, dovrei sperare che qualcuno con le stesse capacità ma più dedizione risolva il problema per quando noi ne avremo bisogno. 
 
Per chiudere, la domanda di rito: se potessi tornare indietro nel tempo a quando eri uno studente, quale consiglio ti daresti? 

Fortunatamente non ho rimpianti. Ho fatto quello che volevo e che potevo. Ma agli studenti direi: viveteli questi anni universitari, godeteveli, studiate, fate ricerca, imparate ad imparare. Sono anni importanti che ricorderete ed avranno un impatto sul vostro futuro. 

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