Cresciuto a Pisa dove il papà letterato insegnava, Andrea Santagata è CEO di Mondadori Media e Chief Innovation Officer del Gruppo Mondadori.
Con una laurea in Ingegneria Meccanica e un’innata passione per Internet, Andrea ha tracciato una rotta unica nel mondo del digitale, fondando la prima piattaforma blog italiana (Splinder) e guidando uno dei più grandi gruppi editoriali italiani, casa di successi come Giallo Zafferano, Mypersonaltrainer, Studenti.it, Il Post, Altervista.
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Buongiorno Andrea, ci racconti qualcosa del tuo percorso di studi pisano?
Certo! Ho fatto il liceo scientifico a Pisa e poi un corso di ingegneria meccanica che adesso è diventato gestionale all’Università di Pisa. Una scelta strana, perché mi piacevano molte cose: spaziale, fisica, scienze politiche, economia e commercio, ingegneria. Un po’ mi sono pentito, ma va bene, direi che è andata bene lo stesso! Quello di ingegneria è stato un percorso molto strutturato che mi ha dato un grande metodo per affrontare le cose, da utilizzare in tutti i campi.
Come hai mosso i primi passi nel mondo del lavoro?
Ho cercato una tesi di laurea per collegarmi a un’azienda, Infostrada, con cui ero entrato in contatto e che poi è diventata in parte Wind. Era il momento del boom delle telecomunicazioni, 1999-2000. Ero entrato in contatto con l’ufficio HR che cercava stagisti per fare la tesi. Era il momento della nascita dei call center, quindi era una cosa abbastanza nuova. Lì ho svolto la mia tesi sull’ottimizzazione dei processi nei call center, quindi già abbastanza più vicino al gestionale che all’ingegneria vera e propria.
Un mese prima di laurearmi, Infostrada mi chiese se volessi rimanere con loro e cosa mi sarebbe piaciuto fare. Avevo un amico ai tempi che lavorava con Enrico Letta, che era in quel momento Ministro dell’Industria. Lo chiamai e gli dissi “Sono qui in Infostrada, fanno tante cose, mi chiedono cosa fare”, e lui mi rispose “Guarda, qui al Ministero dell’Industria si parla solo di internet”. Allora tornai dal capo del personale di Infostrada e gli dissi, un po’ così come si fa quando non si sanno le cose: “Voglio fare internet”. E loro avevano, per mia fortuna, il più importante portale dei tempi insieme a Virgilio: IOL – Italia Online.
Una carriera segnata dall’innovazione digitale sin dagli inizi! Quando si lavora in contesti del genere spesso si incontrano sfide e fallimenti. Ti è mai capitato?
Tante volte, purtroppo ma anche per fortuna. Per un periodo sono diventato direttore marketing di Virgilio, che ai tempi era il sito web più visitato in Italia, ma venne poi superato…da Google. Quindi si può dire che ho iniziato la mia carriera con una sconfitta che era inevitabile!
Poi ho anche provato a fondare una startup, Liquida. Era il 2006, e l’intento era utilizzare la semantica per setacciare i contenuti in rete e cercare di scoprire quelli di maggiore qualità. Era il momento dei blog, dell’user generated content, c’era quindi una grande produzione di contenuti in rete ma la cosa difficile era capire quali avessero maggiore valore. È stata una sfida molto bella, che però non è riuscita.
Tra tutti questi progetti che hai portato avanti, qual è quello che consideri il tuo figlio prediletto?
Non è mio figlio perché in realtà non l’ho creato io, però è il mio prediletto: Giallo Zafferano. Nel periodo in cui ho incontrato questo progetto, mi occupavo della parte media advertising di un gruppo che faceva soprattutto acquisizione di piccole realtà. Fra queste acquisizioni abbiamo scelto Giallo Zafferano, che era appena stato creato dalla sua fondatrice Sonia Peronaci.
Poi ho continuato a dedicargli un’attenzione particolare, quindi lo sento in parte come mio. Sicuramente è un progetto molto bello: si sta parlando di uno dei brand media di cucina più noti al mondo, oltre 60 milioni di fan che lo seguono tra Italia ed estero.
Nel ricoprire un ruolo dirigenziale come il tuo, sicuramente lo stress lavorativo può essere una costante. Come lo gestisci?
Non so se lo gestisco bene, ci sono periodi in cui uno riesce a gestirlo meglio e periodi in cui è più difficile. Fino a una decina d’anni fa ho sacrificato moltissimo del mio equilibrio vita-lavoro, perché il mio lavoro coincideva con la mia passione principale, quell’internet di cui all’inizio non sapevo molto. Quando fai coincidere le due cose e sei un po’ ambizioso, tendi a diventare un po’ ossessivo nei confronti del tuo lavoro.
Ho sacrificato per molti anni anche un po’ di attenzione alla famiglia, poi quando i bimbi hanno avuto qualche anno mi sono accorto che non era il caso di vederli crescere così velocemente, quindi ho iniziato a ricercare più equilibrio: ora la mia più grande passione sono i miei figli, che hanno superato anche internet!
Cos’è invece che ti fa svegliare felice di aver scelto la tua vita lavorativa in questo ambito?
Due cose: uno, il fatto che è un ambito in continuo cambiamento e quindi ti puoi sempre dare nuove piccole sfide. Non stai solo a gestire quello che hai fatto, ma stai sempre a chiederti cosa arriverà dopo. Ora arrivano i social, poi nell’ambito social arriva TikTok, poi arrivano i content creator, poi magari vivi di pubblicità e nella pubblicità arriva la profilazione, poi dopo la profilazione arriva il proximity advertising…Adesso, per esempio, stiamo facendo i primi test sull’intelligenza artificiale.
Dall’altro, sicuramente vedere la crescita nelle persone che ti circondano a lavoro. Eravamo quattro amici al bar, adesso siamo 250 persone nella squadra digital del mondo Mondadori. Vedere le persone che evolvono, crescono, si divertono, stanno insieme, imparano, è il lato più bello di gestire una parte di un’azienda.
Grazie Andrea. Chiudiamo con una nota di colore: immagina di essere in un’isola deserta, quale libro vorresti con te per farti compagnia?
Sicuramente le Memorie di Adriano. Poi, avendo un padre letterato che è stato anche professore dell’Università di Pisa, non posso non citare Guerra e Pace, altrimenti mi tira un fulmine!
Infine, amo molto le poesie d’amore di Hikmet. L’ho scoperto per caso, lo citò Maurizio Costanzo quando gli fecero un’analoga domanda circa 30 anni fa. Mi sembrò strano, come adesso forse sembra a voi che un manager scelga un libro di poesie che parlano d’amore, ma in realtà trattano anche di percorso di vita e di resistenza civile. Insomma, un grande poeta turco che consiglio di leggere.