Un convegno e una mostra, inaugurati entrambi giovedì 13 ottobre, celebrano a Pisa la figura di Enrico Fermi, che all’inizio di luglio del 1922, esattamente cento anni fa, discuteva la tesi di laurea in Fisica all’Università di Pisa e subito dopo la tesi di abilitazione alla Scuola Normale Superiore.
Per celebrare questi anniversari, l’Università di Pisa, attraverso il Dipartimento di Fisica, la Sezione di Pisa dell‘INFN e la Scuola Normale Superiore propongono una rilettura critica del contenuto delle due tesi e soprattutto di alcuni dei problemi di frontiera, cari a Fermi, che in quegli anni animavano la fisica a livello internazionale ma che ancora tardavano ad essere percepiti in profondità dalla cultura accademica italiana.
Il frontespizio e la prima pagina della tesi di Enrico Fermi.
Il convegno, dal titolo “Il giovane Fermi a 100 anni dalla laurea” (https://agenda.infn.it/event/28645/), è stato inaugurato il 13 mattina nell’Aula Magna Storica dell’Università di Pisa, in Sapienza, ed è proseguito il mattino del 14 nell’Aula Galileo Galilei dell’INFN e del Dipartimento di Fisica, nell’Area Pontecorvo. Nelle due giornate sono stati presentati interventi scelti per fornire una descrizione dell’originalità e vastità degli interessi del giovane Fermi negli anni della sua presenza a Pisa e in quelli immediatamente successivi, prima di prendere servizio come professore a Roma nel 1927.
Dopo i quattro anni di studi pisani, dal 1918 al 1922, Fermi tornò a Roma, sua città di origine, e si presentò a Orso Mario Corbino, allora Direttore dell’istituto di Fisica di via Panisperna, che capì subito il valore di quel giovane. Corbino si interessò a lui inviandolo a perfezionarsi a Gottinga e a Leida, due prestigiosi centri europei dove era fortissimo l’interesse per gli sviluppi della teoria quantistica e della relatività che già erano negli interessi di Fermi dagli anni universitari. Presa la libera docenza a 24 anni, Fermi insegnò a Firenze per due anni e nel 1926 formulò la “Statistica di Fermi” che gli consegnò una fama internazionale.
Tra il 1921 e il 1926 Fermi pubblicò più di 30 lavori su aspetti fondamentali di relatività, di probabilità, sui fondamenti della meccanica statistica e di meccanica analitica, soprattutto nel collegamento con la nascente meccanica quantistica.
La Camera a Ionizzazione collegata all’Elettrometro di Edelmann del Museo Fermi (Università La Sapienza), utilizzata da Fermi negli esperimenti del ’34.
La mostra su “Fermi 100” (https://agenda.infn.it/event/28645/page/6708-mostra-fermi100) è stata inaugurata il 13 pomeriggio nel Palazzo della Canonica della Scuola Normale Superiore e rimarrà aperta a tutta la cittadinanza fino al 12 novembre. Racconta di un giovane geniale e assetato di conoscenza sin dai tempi del liceo, e destinato a segnare il futuro della fisica e non solo: basti pensare a come la storia stessa sia stata sconvolta dalle scoperte di Fermi del 1934 e dalle loro conseguenze. Fu infatti lui, nel dicembre del 1942 a Chicago, ad accendere il primo reattore nucleare.
Il materiale esposto nelle due sale, sia strumenti dell’epoca che documenti appartenenti alle collezioni del Museo degli Strumenti di Fisica, del Sistema Bibliotecario dell’Ateneo di Pisa, della Domus Galilaeana, della Scuola Normale e del Museo di Fisica della Sapienza di Roma, descrive l’attività di studio e di ricerca in un arco di circa venti anni, di un gruppo di giovani, capeggiati da un altrettanto giovane Fermi, destinati a raccogliere successi in molti campi della scienza.
Nella prima sala una serie di pannelli descrivono la vita e il lavoro di Fermi, con una ricca documentazione fotografica, e attraverso dei monitor si può scorrere una ricca collezione di documenti, compresa la tesi di laurea di Fermi. Nella seconda sala si trovano gli strumenti originali presenti nell’Istituto di Fisica ai tempi di Fermi, tutti descritti in dettaglio su altri pannelli che ne spiegano il funzionamento. Qui si trova esposto anche materiale originale della vita di Fermi: lettere, certificati, documenti, i libri sui quali studiava.
Alla fine del percorso, a testimonianza del successo del lavoro del giovane (aveva solo 33 anni…) sono esposti gli strumenti originali con i quali, a Roma, effettuò nel 1934 gli esperimenti che lo condussero al Nobel quattro anni dopo, nel 1938.
Il Tubo di Crookes del Museo degli Strumenti di Fisica (SMA, Unipi).