Giornalista di Vanity Fair e non solo: Raffaella Serini

Raffaella Serini, classe ’82, è una giornalista di grande esperienza, coordinatrice per oltre dieci anni del settore Spettacoli di Vanity Fair Italia. Laureata in Lingue e Letterature straniere nel nostro Ateneo nel 2005, è giornalista professionista dal 2008. Oggi lavora da freelance a Milano, collaborando con diverse testate, tra cui D-Repubblica ed Elle.

Qualche giorno fa Raffaella è tornata dove tutto è cominciato, in occasione dell’evento del Career Service “Le professioni del giornalismo: competenze e prospettive“. L’abbiamo incontrata per farci raccontare il percorso che l’ha portata nel mondo del giornalismo e il bagaglio di esperienze raccolte lungo il viaggio.


Mi chiamo Raffaella, sono pugliese dal 1982 e dopo avere peregrinato un po’ in giro per l’Italia e per il mondo, oggi vivo e lavoro a Milano. Prima che a parlare ho imparato a scrivere e oggi lo faccio per mestiere: sono infatti giornalista professionista e scrivo di donne, lavoro, storie e società per diverse testate. Per più di dieci anni, però, ho lavorato a Vanity Fair occupandomi di Spettacoli. 

Nel 2018 ho conseguito la certificazione CEDILS per l’insegnamento dell’Italiano agli stranieri e do anche lezioni online. Ho vinto al Chi vuol essere milionario ma purtroppo non il milione.

Quando chiedo “Come stai?” sto a sentire la risposta.


Ascolta la puntata del podcast dedicato alla storia di Raffaella

La tua storia “professionale” comincia con un viaggio dalla Puglia alla Toscana per studiare a Pisa. Raccontaci com’è andata.

Quella con l’Università di Pisa è una (lunga) storia di famiglia: anche mia madre si è infatti laureata in Lettere Classiche a Pisa negli anni ’60, e i suoi racconti “di gioventù” hanno plasmato tanto me quanto le mie sorelle, che infatti poi siamo finite a studiare tutte e tre lì. Io dico sempre che quella fatta da mia madre al suo tempo è stata una vera, grande rivoluzione femminista, nonostante sia rimasta lontana dalle barricate. Per me chiaramente le cose sono state di gran lunga più facili, ma Pisa ha rappresentato comunque un’apertura al mondo, in maniera “soft”.

Raffaella nel 2007 ad Haiti

Dopo la laurea in Lingue, qual è il percorso che ti ha portato nel mondo del giornalismo?

In realtà già durante gli anni dell’Università a Pisa avevo cominciato a collaborare con la redazione locale de La Nazione: una mattina, con una bella faccia tosta, mi sono presentata nell’ufficio del caporedattore e ho detto “Fatemi scrivere”. Ricordo che i pezzi li andavo a consegnare di persona con un floppy disk…Ed era solo il 2003, non un secolo fa! Prima di finire l’Università ho fatto un Erasmus a Vienna e l’anno successivo ho tentato l’accesso in alcune scuole di giornalismo e sono stata ammessa alla Luiss di Roma. Per potermela pagare (le rette di questi master sono davvero troppo alte) ho partecipato come concorrente al Chi vuol essere milionario, vincendo la cifra necessaria a frequentare il master.

Dal 2008 sei giornalista professionista. Negli anni hai lavorato per giornali cartacei e web, ma anche video e podcast. Cosa significa fare la giornalista oggi?

Il mestiere di base rimane lo stesso: un giornalista oggi come un tempo deve saper spiegare e raccontare.  A cambiare sono “soltanto” gli strumenti per farlo e oggi ce ne sono tantissimi, tutti potenzialmente di gran valore (basta saperli maneggiare con cura e responsabilità, oggi come allora).

Nel corso della tua carriera hai lavorato per giornali al femminile come Vanity Fair, Elle e D-Repubblica. Qual è la particolarità del lavorare per questo tipo di riviste?

La rivoluzione di Vanity Fair in Italia, ormai quasi vent’anni fa, è stata proprio quella di “scalfire” quella linea di demarcazione tra le riviste cosiddette “impegnate” e i femminili che sembravano votati unicamente a vestiti e rossetti. Oggi quella distinzione fortunatamente non c’è più, e più o meno tutti i femminili alternano all’interno sezioni di attualità, inchieste e servizi più leggeri. Per lavorare per questi giornali forse l’unico vero requisito è non avere la “puzza sotto al naso”: tutti gli argomenti hanno infatti pari dignità e valore, e state certi che chi mette impegno e serietà nel parlare di celebrity e rossetti, avrà la stessa attenzione anche per altri temi.

Da giornalista con oltre dieci anni d’esperienza, che domanda ti faresti in questa intervista?

“Lo rifaresti?”. Sì e assolutamente sì.

Nella tua carriera hai intervistato moltissime personalità. Qual è il personaggio che ti ha sorpreso di più?

Raffaella durante un’intervista a Max Pezzali

A questa domanda sinceramente non so mai rispondere anche perché ogni intervista è di fatto una “sorpresa”, non sai mai cosa succederà, se la persona sarà disponibile o meno, se quel giorno si sarà alzata col piede dritto o storto, se avrà davvero qualcosa da dire e così via. In generale alla fine ti stupiscono tutti i “grandi” che hanno rispetto per il tuo lavoro e le persone comuni che riescono a raccontarsi con grande profondità e disinvoltura, come se avessero fatto sempre quello nella vita. 

Se potessi tornare indietro nel tempo a quando eri una studentessa, quale consiglio ti daresti?

Vivi (più) serena, perché stai facendo tutte le scelte giuste! 

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