Il Gioco del Ponte, ora ed allora

Origini ed evoluzione dell'evento che chiude il Giugno Pisano

Come ogni anno il Gioco del Ponte ha chiuso il Giugno Pisano. Il 24 giugno, l’ultimo sabato del mese come da tradizione, le due aree della città divise dal passaggio dell’Arno, Tramontana a nord e Mezzogiorno a sud, si sono scontrate sul Ponte di Mezzo. La lunga giornata di sfilate in costume e accese disfide si è conclusa con la vittoria della Parte di Tramontana, che ha battuto Mezzogiorno alla bella conquistando il Ponte.

Il Gioco del Ponte è un’usanza che unisce storia, competizione e spettacolarità, simbolo dell’orgoglio e l’identità pisana. Il suo aspetto moderno, tuttavia, è frutto di recenti e importanti ripensamenti nel suo funzionamento generale, che presenta molte differenze rispetto al passato.

La consegna del Palio a Borea (fonte)

Le regole del Gioco

Sia nella sua versione storica che in quella moderna, il Gioco vede il contrapporsi delle squadre appartenenti alle Parti di Tramontana e a quelle di Mezzogiorno, composte da venti combattenti chiamati “mazzieri“. Le squadre indossano uniformi tradizionali e si allenano per mesi in preparazione dell’evento, guidate da un “capitano di baluardo”.

Nella versione storica, le squadre si disponevano sui lati opposti del Ponte di Mezzo e si sfidavano in una battaglia per il suo controllo, cercando di spingere indietro l’avversario con l’uso della forza fisica e delle armi. I mazzieri potevano spingere, tirare o usare tecniche di lotta per cercare di far indietreggiare l’avversario fino all’estremità opposta del ponte, e la squadra che ci riusciva era dichiarata vincitrice.

Nella versione moderna le squadre non si fronteggiano più con mazzascudi, ma il desiderio di prevalere rimane forte. La principale novità rispetto alla versione storica è l’introduzione di un’enorme struttura di legno montata su rotaie posizionata al centro del ponte, chiamata “carrello”: un elemento moderno che contrasta con le vesti storiche indossate dai mazzieri, dando all’evento un aspetto curioso.  

Targone da mostra del Gioco del Ponte esposto al Museo Nazionale di Palazzo Reale (fonte)

Le squadre si dispongono ai lati del carrello, con l’obiettivo di spingerlo e farlo avanzare fino a far cadere la bandierina della parte avversaria. Le squadre moderne sono dodici come le magistrature cittadine, sei di Tramontana e sei di Mezzogiorno, e il gioco si svolge in sei combattimenti, seguiti se necessario da uno spareggio per determinare la Parte vincitrice. La durata di ogni turno può variare da pochi secondi a oltre venti minuti.

Anche se la sfida oggi si tiene in orario serale, gli spettatori affezionati iniziano a radunarsi molto presto, per riuscire ad accaparrarsi un posto a sedere sulle spallette dei lungarni. Prima che inizi la sfida c’è la sfilata dei partecipanti in costume cinquecentesco che contribuisce ad aumentare la suggestione scenografica dell’evento e a riportare indietro nel tempo i presenti.  Questo evento speciale trasforma i lungarni in un palcoscenico affascinante e fa rivivere epoche passate che sono ancora vive nello spirito cittadino, orgogliosamente conservate come un patrimonio da valorizzare.

Le origini del Gioco

Le prime descrizioni storiche del Gioco del Ponte risalgono alla seconda metà del XVI secolo e lo presentano come una festa in onore della famiglia regnante dei Medici. Le origini esatte del Gioco del Ponte sono tuttavia più antiche, e costituiscono oggetto di dibattito.

Camillo Borghi, autore di un trattato pubblicato nel 1713, ipotizzava un’origine ellenica del gioco, che deriverebbe da un combattimento con scudi e mazze di legno chiamato Oplomachia, diffuso nell’antica Grecia. Altri studiosi invece suggeriscono un legame con un gioco medievale chiamato mazzascudo, che era praticato in molte città italiane. Tuttavia, le fonti storiche disponibili non forniscono risposte definitive su queste teorie.

Anche il professor Andrea Addobbati dell’Università di Pisa ne ha studiato le origini, individuando il carattere carnevalesco del Gioco: in origine, infatti, la battaglia sul ponte aveva luogo il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate e inizio del Carnevale. Questa data era significativa nella cultura popolare e rappresentava l’inizio dei festeggiamenti del “mondo alla rovescia”. Sant’Antonio Abate, considerato il patrono di porci, animali domestici e delle festività carnevalesche, era associato a una sorta di “licenza” in cui i ruoli sociali e le regole venivano ribaltate temporaneamente. Il Gioco del Ponte, con la sua battaglia spettacolare e le squadre in costume che si sfidavano, si inseriva perfettamente in questo contesto carnevalesco, aggiungendo un elemento di divertimento e intrattenimento.

Il Gioco tra riforme e tradizione

Inizialmente, le squadre di giocatori non facevano riferimento alle divisioni territoriali della città, ma avevano nomi legati alla mitologia fantastica. Tuttavia, nel corso del XVII secolo, il gioco iniziò a riflettere maggiormente l’identità municipale di Pisa, con le squadre che adottarono denominazioni legate alle divisioni urbane e suburbane della città.

L’evento attirava un vasto pubblico da tutta la Toscana e anche i viaggiatori stranieri che compivano il Grand Tour facevano tappa a Pisa per assistere a questa manifestazione. Tuttavia, nel corso degli anni, il gioco suscitò spesso dibattiti per la sua brutalità e violenza.

Pietro Leopoldo, granduca di Toscana, assistette per la prima volta al gioco nel 1767 e rimase colpito dalla morte accidentale di un partecipante, decidendo di prendere in considerazione la possibilità di riformarne i regolamenti al fine di eliminare gli eccessi e garantire una maggiore sicurezza ai partecipanti e al pubblico. Questa scelta era guidata sia dal desiderio di non scontentare i pisani, sia dalla consapevolezza degli effetti economici positivi generati dalla festa, che richiamava un ampio pubblico e attirava i viaggiatori stranieri. Tuttavia, la riforma non poté essere completata: Leopoldo considerò diverse proposte, ma incontrò l’opposizione dei sostenitori del Gioco, che consideravano questo intervento come un’ingerenza nella loro tradizione e nell’ideologia identitaria che essa rappresentava.

Nonostante la mancata riforma, nel corso dei secoli successivi il Gioco del Ponte ha subìto delle trasformazioni per adeguarsi alle esigenze contemporanee, pur mantenendo il suo carattere spettacolare e carnevalesco. Ogg continua ad essere una festa molto attesa a Pisa, che continua a portare in scena nel cuore della città un momento di storia, tradizione e intrattenimento per cittadini e visitatori.

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