30 giugno 1891, Aula Magna della Sapienza. Il Preside della Facoltà di Scienze, Antonio Pacinotti, annuncia “l’aprirsi di una nuova era, con l’entrata nel campo della scienza di eminenti personalità femminili”. Il discorso fa riferimento a un evento senza precedenti per il nostro Ateneo: Cornelia Fabri conquista non solo il titolo di dottore in Matematica con il massimo dei voti e la lode, ma entra anche nella storia dell’Università di Pisa come prima donna laureata in quella disciplina. In Italia, prima di lei, solo Iginia Massarini aveva conseguito a Napoli, quattro anni prima, la laurea in Matematica.
Nata nel 1869 a Ravenna, Cornelia eredita dal nonno Santi e dal padre Ruggero una straordinaria passione per la scienza, che la porta a iscriversi all’Istituto Tecnico della città, unica donna in mezzo a studenti maschi.
A Pisa incontra il suo mentore Vito Volterra, figura di spicco della matematica italiana, che molti anni dopo avrebbe ricordato Cornelia come “la prima, e forse la migliore, fra le molte allieve che ebbi in seguito a Torino e a Roma“.
Dopo la laurea si dedica con passione alla ricerca, occupandosi inizialmente di analisi matematica e poi specializzandosi in idraulica, in particolare nella teoria dei moti vorticosi nei fluidi incompressibili. Tra il 1892 e il 1895, Fabri produce otto contributi scientifici, in particolare quattro memorie sulla teoria dei vortici che sono considerate le sue opere più significative.
L’allontanamento di Volterra da Pisa e la morte dei genitori tra il 1902 e il 1904 la riportano a Ravenna, ritorno che segna la precoce fine della sua carriera scientifica. Qui, lontana dal fermento accademico, ma forte delle competenze acquisite, si occupa della gestione dei beni familiari e si dedica con crescente intensità a opere di carità e assistenza.
Così descrive, poco prima di morire a Firenze nel 1915 a soli 46 anni, il suo approccio alla vita al suo confessore, con una metafora presa in prestito dal linguaggio scientifico: “Ho sempre il cuore stretto fra due forze eguali e contrarie che si equilibrano tenendomi in una perfetta cecità sul mio avvenire”.
La figura di Cornelia Fabri è anomala nel panorama delle scienziate e ricercatrici italiane: le porte delle università italiane si erano aperte alla presenza femminile a partire dal 1876, ma fino alla Prima Guerra Mondiale furono pochissime le donne che come lei riuscirono a laurearsi in discipline scientifiche. A distanza di oltre un secolo, mentre celebriamo i successi delle nostre studentesse e ricercatrici, è doveroso ricordare chi tra le prime ha tracciato quel sentiero.