La fisica della musica: Emanuela Ligarò

La protagonista di questa puntata è Emanuela Ligarò, laureata in Fisica nel nostro Ateneo nel 2011. Cresciuta tra la Sardegna e la Toscana, Emanuela lavora da oltre dieci anni nel campo della fisica acustica in un’azienda nel campo automotive. La sua personalità poliedrica, sensibile e creativa l’ha portata, nel 2019, a intraprendere un percorso parallelo nell’industria musicale come artista e producer di musica elettronica per il progetto GOLD MASS.


Ascolta la puntata del podcast dedicata alla storia di Emanuela:

Ciao Emanuela, grazie per essere qui con noi. Raccontaci qualcosa sugli anni passati alla facoltà di Fisica.

Emanuela durante un periodo di ricerca nel laboratorio NEST

L’università è stata un’esperienza positiva per me, mi ricordo di quel periodo con nostalgia. Le persone che ho conosciuto in quegli anni, sono tra i miei migliori amici ancora oggi e le materie che studiavamo mi affascinavano e continuano a farlo. Sono stati anni in cui era doveroso applicare la mente in astrazioni, ci era richiesto continuamente e questo capita meno spesso a lavoro, specialmente per le attività già collaudate per le quali non è previsto più uno studio o sviluppo.

Da dove deriva il tuo nome d’arte, Gold Mass, e come hai iniziato il tuo percorso nell’industria musicale?

GOLD MASS è un nome d’arte che mi è venuto in mente fin da subito, volevo che avesse un richiamo al mio percorso da fisico e allo stesso tempo volevo fosse legato a qualcosa di prezioso. Per me significa andare oltre la superficie delle cose, indica una bellezza che è sconosciuta ai più, ma è evidente e irrinunciabile per chi riesce a guardare la vita in profondità.

Il mio percorso nell’industria musicale è stato del tutto indipendente, ho imparato a gestire un progetto dalla creazione alla distribuzione al pubblico mentre mi trovavo a doverlo fare. Ora conosco il processo in tutti i suoi aspetti e nel dettaglio, tanto che potrei aprire un’etichetta discografica e non escludo di non farlo.

Gold Mass durante una performance musicale

C’è qualcosa del tuo lavoro in laboratorio che porti sul palco e viceversa?

Sicuramente vivo entrambi gli ambienti mischiando quelle che sono le attitudini proprie di ciascuno. Per cui, le competenze relative alla fisica del suono, sono per me fondamentali in fase di produzione, manipolazione e registrazione del suono e nella preparazione e allestimento del set up dei live. Allo stesso modo, cerco di affrontare il lavoro in modo creativo, cercando di affiancare una visione dall’alto a quella prettamente specialistica.

Hai consigli per chi, come te, vorrebbe coltivare il proprio talento creativo in contemporanea a una carriera parallela?

L’unico consiglio è quello di avere una dedizione estrema, purtroppo l’unico modo per fare entrambe le cose è dedicare tutto il tempo che si ha a disposizione. Certo, anche cercare di ottimizzare, cercando di capire quali sono le mosse giuste e non perdersi in passaggi che sono evidentemente inefficaci. Io ho affrontato il percorso creativo nello stesso modo di quello professionale, ossia mi sono basata sulla formazione. Sto ancora oggi frequentando un’accademia a Milano sul suono. Se non si passa dallo studio, il proprio talento resterà sempre solo un hobby.

E se invece potessi tornare indietro a quando eri una studentessa, che consiglio daresti alla giovane Emanuela?

Questa è una domanda veramente forte per me. Direi che l’unico consiglio che darei a me stessa è quello di seguire sempre e solo l’istinto. Perché tutte le volte che ho seguito l’istinto la mia vita ha fatto un passo avanti verso la direzione che desidero. Tutte le volte che ho preso soluzioni di compromesso, ho perso tempo e mi sono fatta male.

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